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Web Tax: il piano della UE rischia di naufragare, ma la Francia non molla

Il 12 marzo prossimo si riuniranno i ministri delle finanze dell'Unione Europea, e tra i temi oggetto di discussione tornerà il piano sulla cosiddetta Web Tax - ovvero la tassazione delle grandi aziende che operano nel mercato digitale.
 
"Web tax, in termini spiccioli: tassare le grandi imprese che producono beni digitali, e come tali immateriali, non è semplice nel Paese in cui vengono realizzati gli introiti. Si punta quindi da introdurre un sistema basato un'aliquota fissa sul fatturato."
 
Le premesse per il Consiglio Economia e Finanza della UE di martedì prossimo non sono delle migliori, stando ad un documento preparatorio firmato dalla Presidenza rumena della UE in cui si legge:
 
diverse delegazioni continuano ad avere fondamentali obiezioni.
 
L'incontro viene considerato come l'ultima possibilità per l'approvazione del piano, ma sembra che tale circostanza non si verificherà. L'Unione Europea, a questo punto, sembra essere più propensa a collocare la normativa sulla tassazione dei colossi del web come Google e Facebook nell'ambito di una più ampia riforma fiscale che viene portata avanti dall'OCSE.
 
Eppure non tutti gli Stati membri hanno gettato la spugna: la Francia aveva già manifestato la volontà di voler andare avanti anche senza il supporto della normativa comunitaria | Web Tax, la Francia fa da sola | e, tramite il Ministero dell'Economia, ha presentato il progetto di legge con il quale, per riprendere le parole del ministro Bruno Le Marie, vuole creare un sistema fiscale degno del XXI secolo.
 
La normativa francese prevede un'aliquota del 3% per le imprese con un fatturato di 750 milioni di euro a livello mondiale e di 25 milioni di euro in Francia. I campi di applicazione della normativa sono la pubblicità su internet, la vendita a terzi di dati personali e l'attività di intermediazione (trasferimento di un utente ad un sito terzo).
 
La legislazione sarebbe valida retroattivamente dall'1 gennaio 2019, si applicherà a circa 30 aziende e dovrebbe portare un gettito annuo di 400 milioni di euro (cifra rivista al ribasso rispetto ai 500 milioni di euro inizialmente preventivati).
 
Che ci siano tuttora delle gravi e apparentemente irrisolvibili divergenze tra i Paesi membri dell'Unione Europea sul tema è conclamato, nonostante si tratti di un progetto sottoposto a periodiche revisioni. Lo schema originale è stato successivamente modificato abbassando la soglia del fatturato minimo (da 50 a 40 milioni di euro a livello europeo) e proponendo di tassare tutti i fornitori di servizi digitali con lo scopo di raggiungere un maggiore numero di aziende.
 
Se la riunione di martedì prossimo si risolverà in un nuovo nulla di fatto, per gli Stati interessati ad adottare la Web Tax non resterà che procedere in autonomia seguendo l'esempio della Francia e del Regno Unito.

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